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Assange, Snowden e lo strano senso della democrazia americana

10:32 - June 28, 2022
Notizie ID: 3487737
Iqna - Era il 2010 quando in America andava in onda la propaganda targata Barack Obama, visto come il nuovo che avanzava ma che, nei fatti, fece peggio di chi c’era prima. Il 5 Aprile del 2010, un filmato cambiò in modo radicale la concezione dell’America

Assange, Snowden e lo strano senso della democrazia americana

 

Julian Assange ed Edward Snowden abbiamo imparato a conoscerli un po’ tutti. Assange è un programmatore, caporedattore dell’organizzazione Wikileaks salita alle cronache quando nel 2010 pubblicò documenti segreti inerenti crimini di guerra commessi durante le operazioni militari americane. La gola profonda era un certo Bradley Manning diventato poi Chelsea Manning, un ex militare americano.

Era il 2010 quando in America andava in onda la propaganda targata Barack Obama, visto come il nuovo che avanzava ma che, nei fatti, fece peggio di chi c’era prima. Il 5 Aprile del 2010, un filmato cambiò in modo radicale la concezione dell’America.

Assange e il video che smaschera l’America

Si vedono due elicotteri Apache che iniziano a mitragliare degli iracheni, tra di loro c’erano anche due giornalisti della Reuters con una telecamera che, a dire dell’elicotterista, era un’arma. Mosso da nessuno scrupolo, il mitragliere puntò sui giornalisti ammazzandoli. Quel video mostrò cosa significava “esportare democrazia”.

Da quel momento, Wikileaks divenne fenomeno mondiale, sinonimo di libero giornalismo. Il filmato dell’elicottero che massacrava civili e giornalisti fu solo la prima impresa globale perché già da anni, Assange e i suoi, lavoravano per mostrare al mondo i complotti in Somalia, la corruzione in Kenya, lo scempio di Guantanamo. Tutte pratiche portate avanti da Paesi che hanno l’ardire di definirsi “democratici.”

Quel video durava venti 20 minuti. Come arrivò ad Assange? Grazie a Bradley Manning che venne arrestato con l’accusa di aver consegnato migliaia di documenti secretati. Su di lui, la giustizia democratica si è accanita: condannato a 35 anni carcere e detenuto in condizioni indegne di un Paese che si vuol definire civile.

Edward Snowden

Siamo nel 2013, sono passati tre anni dal video degli elicotteri. Un analista della Cia decide improvvisamente di licenziarsi. Sparisce alle Hawaii, poi va ad Hong Kong ed è da lì che rivela al mondo qualcosa che, all’epoca, era impensabile: siamo tutti sotto controllo.

Si scopre allora che email, cellulari, navigazione internet, finiva tutto sotto gli occhi della Nsa, la National Security Agency. A rivelarlo è Edward Snowden, certo di quello che affermava dato che era lui a svolgere queste attività. Anche qui, come per gli altri, parte la caccia all’uomo che osava mettere in discussione la liberal democrazia dell’Occidente. Snowden alla fine riuscì a fuggire e rifugiarsi ad Hong Kong.

La pagliacciata americana

Dove la liberal democrazia dello Zio Sam toccò il fondo fu con la “Questione Morales”. Assange, in un’intervista, disse che Snowden sarebbe andato in Islanda insieme ad una sua fedele collaboratrice. Nei fatti, invece, salirono su un areo per Mosca. Agli Usa andò il sangue al cervello e dirottarono l’areo del presidente boliviano Evo Morales. Il motivo? Pensavano che Snowden si trovasse lì. Non c’era, era in Russia dove tutt’ora si trova.

di Sebastiano Lo Monaco

 

 

 

 

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